LETTERA AD UNO SCONOSCIUTO
Carissimo lettore,
in una timida giornata di sole, con il calore tiepido sulle piccole parti scoperte di pelle, seduta su una panchina qualsiasi in un parco di una anonima città, mi sorprendo a scrivere una lettera che non so dove andrà a parare, ad una persona che non conosco e per un motivo che ignoro.
Ci sono però giornate fatte cosi, quasi ispirate per non fare nulla di sensato che poi invece si dimostrano quelle più importanti, i veri giri di boa, le curve dove puoi superare, le albe che non si dimenticano.
Tutto ciò che ho imparato della vita l’ho fatto in queste giornate, senza accorgermene: un susseguirsi di errori sempre identici che poi alla fine ricordi di aver già compiuti … quello che a me rimane, però, non è la percezione del momento in cui ho capito quanto piuttosto la sensazione che ho provato quando ho imparato.
Ho imparato che essere sinceri non sempre paga perché difficilmente le persone vogliono sentirsi dire ad alta voce quello che nel profondo già sanno; ho imparato che nessuno è cattivo, ma che piuttosto alcuni hanno motivazioni sbagliate; ho imparato che l’altruismo esiste, ed è presente,vivido e pulsante, a condizione però che non deteriori la nostra aiuola privata.
Ho imparato a mie spese, perdona la frase fatta ma è la pura verità, che nessuno ti regala nulla, che qualsiasi cosa è frutto di impegno, spesso sprecato, opportunità e soprattutto talento.
Non esistono persone che si alzano la mattina con una idea geniale in testa o vengono folgorati da un’intuizione mentre guardano la pasta bollire, non esistono talent scout che scovano i campioni nei fast food o sulla metropolitana: tutti coloro che riescono a realizzare i propri sogni hanno sudato, perso affetti e salute, abbandonato qualcosa per strada per essere dove sono. E’ tutto figlio di un compromesso: se si vuole una cosa occorre lasciarne indietro un’altra.
Ho imparato che la vita è un affaccio da una finestra, un battito d’ali, una fermata di treno e che ogni occasione rimandata è ormai persa nell’oblio.
Ho imparato che, per friggere bene, l’olio deve essere caldo al punto giusto e l’ho fatto buttando nel secchio tantissima frittura; non ho mai capito nulla al primo colpo mi è sempre servito molto più di un avvertimento per arrivare alla fine ma il bello sta proprio nel viaggio perché una scrollata di spalle spesso risolve tanti problemi che ci serrano la gola.
Questa lettera, mio amico sconosciuto, è piena di frasi trite e ritrite ma sono ciò che penso davvero anche se la memoria dell’esperienza le ha solidificate in vecchi motti o adagi.
Come avrai capito da solo, a questo punto, non ho affatto consigli da darti se non di vivere: l’esperienza di per sé conta poco, come contano poco pure i consigli. Ciò che dimostra quello che sei sono le emozioni che provi al momento di compiere una scelta, l’egoismo e quel sesto senso che ti sussurra di buttarti a capofitto.
Magari questa panchina anonima su cui sto scrivendo mi rende cinica o forse mi sto concedendo delle libertà solamente perché non ti conosco; sinceramente non so neppure se leggerai questa lettera ma non è questo il punto: non sono mai stata più sincera di così e quindi prendi questo righe per quello che sono, stramberie di una stramba sconosciuta, e lascia che ti scorrano addosso mantenendone appena il profumo.
Buona giornata e buona vita, mio lettore.
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