LALALAND,UNA PELLICOLA D’ALTRI TEMPI recensione di un film che non volevo vedere

L’altra sera mi sono costretta a vedere Lalaland per due motivi, in verità, di poco spessore: per curiosità nei confronti di un film di cui tanto si è parlato e perché era ormai giunta l’ora di restituire il dvd che mi era stato prestato.
Non nutrivo particolari aspettative dal momento che ho sempre associato il genere musical alla noia ed alla costrizione di dover leggere i sottotitoli a discapito dell’amore che nutro nell’osservare, invece, altri particolari della pellicola.
Debbo però ammettere che Lalaland, sin dall’inizio, si è rivelato interessante nella sua leggerezza: una storia d’amore pregna di richiami a vecchi film hollywoodiani non solo anni ’50 che voleva essere romantica secondo gli stereotipi più classici delle commedie con richiami a: 1. danzando sotto la pioggia, 2. west side story, 3. sweet charity, una ragazza che voleva essere amata, 4.  grease, 5. new york new york.
La famosa scena del ballo sotto la luna, richiamata anche dalla locandina del film e accompagnata dalla canzone “a lovely night”, è meritevole del fama che la precede: per diversi minuti i protagonisti danzano sotto l’egida di un’unica ripresa, in una sequenza unica, senza stacchi, tale da dimostrare sfacciatamente la bravura, anche in questo caso d’altri tempi, degli attori.
La colonna sonora è meravigliosa e le canzoni accattivanti, ma il quid pluris, a parer mio, è dato dai colori: le ambientazioni, i vestiti, gli accessori, e tutti gli oggetti di scena sono cromaticamente studiati nel dettaglio senza che nulla sia lasciato al caso: raccontano anch’essi, usurpando la scena alla colonna sonora, la storia e le sensazioni sottese e sottintese e parlano un linguaggio proprio, rivelandosi, a volte, protagonisti indiscussi.

Lalaland è un film da  vedere, frizzante, vibrante, commovente e a tratti malinconico; la scena finale, da sola, ricompensa lo spettatore: il protagonista seduto al pianoforte, intona il leitmotiv del film, immaginando cosa sarebbe potuto accadere, toccando quella sensibile corda del “e se….” che solletica ognuno di noi nei momenti più inaspettati e che scacciamo sempre via con una punta di amarezza.

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